Videopolitica sotto accusa. In sua difesa Giovanni Floris
Ci ha provato Edoardo Novelli, docente di Comunicazione politica all’Università Roma 3, a mettere alle strette Giovanni Floris ma la televisione, grande imputata dell’incontro, è stata assolta da ogni accusa grazie ad un difensore d’eccezione come il conduttore di Ballarò. La tesi di Novelli, da cui ha preso il via il dibattito in un Teatro Carignano gremito, è la mutazione del linguaggio politico a seconda del mezzo di comunicazione usato. Le accuse mosse alla televisione – narrate da una voce femminile fuori campo – erano essenzialmente quattro: l’assassinio del discorso politico, la trasformazione del leader, la spettacolarizzazione della politica e la sua marginalizzazione a favore del mezzo televisivo.
In due ore di dibattito, accompagnato da video testimonianze, Giovanni Floris ha cercato di far passare un messaggio molto preciso: la televisione è soltanto un mezzo, i colpevoli sono le persone che la fanno. “Si tende a confondere i difetti della tv con quelli della società. L’impoverimento culturale arriva proprio da quest’ultima, la televisione lo raccoglie e basta”. Il problema del nostro paese, secondo il conduttore, è anche quello della scarsità di offerta televisiva, perché ci sono pochi editori. “Se ci fossero mille editori, avremmo mille trasmissioni ovvero mille visioni del mondo”.
A proposito di spettacolarizzazione della politica nei talk show, Floris sottolinea che “non tutte le risse ti fanno guadagnare ascolti. Rimani in piedi se hai qualcosa da dire e in questo Ballarò ha vinto perché corrisponde alle esigenze del paese”. E il politico che si adatta al mezzo televisivo? “E’ giusto, anche la televisione ha le sue regole. E in televisione hai successo se buchi lo schermo, se sai comunicare. Anche se sei grasso e pelato”.
Carlotta Addante, Master in Giornalismo Torino
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