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Il suono della democrazia di Daniele Silvestri

“La musica ha molto a che vedere con la democrazia. È uno dei linguaggi che più accomunano le persone: ci trasporta e ci aiuta a vivere, stimola l’empatia”.

Così Daniele Silvestri apre – al Teatro Carignano – il primo appuntamento de “Il suono della democrazia”, una serie di incontri promossi dalla Biennale sul tema della musica come mezzo di condivisione, di creazione del sentire comune .

Dialogando con Giovanna Zucconi, il cantautore si avventura in un percorso fatto di associazioni di idee, di riflessioni su come cambiano l’Italia e la sua musica. E di ricordi, che viaggiano lungo una lista delle canzoni che più hanno influenzato la sua idea di democrazia.

“Quando ero piccolo, chiedevo sempre ai miei genitori di farmi ascoltare La cancion del poder popolar degli Inti Illimani. Non sapevo nulla di loro, delle loro idee; non sapevo che – suonando in concerto a Roma mentre a Santiago si consumava il golpe di Pinochet –  si erano ritrovati esuli in Italia. Eppure, ascoltando quella canzone, avevo d’improvviso la sensazione di essere in marcia insieme a migliaia di altri, con una sola direzione”.

La playlist che risuona dagli amplificatori del Carignano è un viaggio dai mangiadischi ai lettori mp3: Contessa di Paolo Pietrangeli, Le mantellate di Gabriella Ferri, La Libertà di Giorgio Gaber, La storia siamo noi di De Gregori, fino a Io diventerò qualcuno di Caparezza.

Questo, per Daniele Silvestri ,è il suono della democrazia: la musica come canale privilegiato per arrivare – prima che alla testa – al cuore, all’anima di chi l’ascolta. “La musica, specie quando è fatta di ritmo, è prima di tutto un fatto fisico. E proprio per questo, rispetto ad altre forme espressive, ha una marcia in più: perché, invece di parlare solo all’intelletto, parla alla circolazione sanguigna, alla materia di cui siamo fatti”

Daniele poi si siede al pianoforte e suona Le Navi, pezzo d’apertura del suo ultimo album: “una canzone di disperazione e di speranza: quelle di chi ha il coraggio di salire su un barcone con la propria famiglia per cercare un’altra vita”.

E accenna Io non mi sento italiano di Gaber e la sua Precario è il mondo. Concludendo idealmente con le parole di Questo paese, brano di chiusura del suo nuovo lavoro:”la grandezza di questo paese non è più nelle piazze, non è nelle chiese; non è Roma di marmi, fontane e potere, né Milano tradita da chi se la beve.”

 

Antonio Storto –  Master in giornalismo di Torino

Cosa e' Biennale Democrazia?
Biennale Democrazia è un laboratorio pubblico permanente, radicato nel territorio e rivolto alle grandi dimensioni della politica odierna, aperto al dialogo, capace di coinvolgere i giovani delle scuole e delle università e destinato a tutti i cittadini. Il progetto si articola in una serie di momenti preparatori e di tappe intermedie - laboratori per le scuole, iniziative destinate ai giovani, workshop di discussione, proposte specifiche - che culminano, ogni due anni, in cinque giorni di appuntamenti pubblici: lezioni, dibattiti, letture, forum internazionali, seminari di approfondimento e momenti diversi di coinvolgimento attivo della cittadinanza.
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  • Biennale Democrazia 2009
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