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Sondaggi: strumenti di conoscenza o di manipolazione?

Viviamo oggi in una “sondocrazia”, dove qualunque fatto o evento viene monitorato attraverso sondaggi. Li consultano le aziende per stabilire le proprie strategie di marketing, ma anche i politici, per analizzare gli orientamenti dell’opinione pubblica. Quale il limite oltre il quale i sondaggi diventano mezzi esposti alla manipolazione? Questa la domanda che ha guidato il dibattito al Teatro Gobetti con Alessandra Ghisleri, fondatrice dell’agenzia di ricerche Euromedia Research, e Renato Mannheimer, sondaggista e analista delle tendenze elettorali per il Corriere della Sera e presidente dell’Ispo, l’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione. Moderatore Giancarlo Bosetti, direttore di Reset.

Dall’inizio degli anni Novanta i sondaggi sono stati introdotti violentemente all’interno del sistema mediatico. Alessandra Ghisleri è convinta dell’efficacia dello strumento, poiché, basandosi su un metodo scientifico, permette di fotografare in maniera abbastanza precisa la realtà analizzata. La diffidenza di cui spesso vengono circondati è dovuta dalla confusione tra sondaggi e analisi come il televoto e le vox populi registrate dalle testate giornalistiche. I sondaggi vengono effettuati su un campione rappresentativo e per questo sono utili a far conoscere le esigenze di un determinato pubblico di riferimento in relazione ad una scelta che si deve compiere. Se poi i risultati dell’indagine vengono pubblicati dai giornali con toni esagerati questo è un altro discorso. “I sondaggi non sono manipolatori. Piuttosto è l’uso che si fa di questi che può essere fuorviante. Spesso i media tendono ad enfatizzare i risultati per fare notizia e vendere più copie” – commenta la sondaggista. I sondaggi servono soprattutto per capire le motivazioni che stanno dietro le dichiarazioni degli intervistati.

Renato Mannheimer commenta: “Smettiamola con la capacità predittiva dei sondaggi. Questi fotografano la situazione attuale, non prevedono i risultati elettorali. Solo se le elezioni si svolgessero nel giorno stesso dell’indagine avremmo una previsione corretta”. Questo perché il 40% dell’elettorato è rappresentato dagli indecisi, che scelgono chi votare all’ultimo minuto. “Oggi non ci sono più convinzioni politiche basate su forti ideologie. Le elezioni in realtà si fanno solo per gli indecisi e i sondaggi influiscono nella scelta tanto quanto il look dei candidati” – conclude Mannheimer.

Francesca Dalmasso, Master in Giornalismo di Torino

Cosa e' Biennale Democrazia?
Biennale Democrazia è un laboratorio pubblico permanente, radicato nel territorio e rivolto alle grandi dimensioni della politica odierna, aperto al dialogo, capace di coinvolgere i giovani delle scuole e delle università e destinato a tutti i cittadini. Il progetto si articola in una serie di momenti preparatori e di tappe intermedie - laboratori per le scuole, iniziative destinate ai giovani, workshop di discussione, proposte specifiche - che culminano, ogni due anni, in cinque giorni di appuntamenti pubblici: lezioni, dibattiti, letture, forum internazionali, seminari di approfondimento e momenti diversi di coinvolgimento attivo della cittadinanza.
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  • Biennale Democrazia 2009
  • Biennale Democrazia 2009
  • Biennale Democrazia 2009
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Hessel ai giovani: reagite per costruire insieme un futuro di libertà e giustizia

  Sono le parole di Stephane Hessel ad aprire l’assemblea di chiusura del Campus di Biennale Democrazia: “Non basta indignarsi, bisogna cercare insieme di costruire libertà e giustizia. L’impegno dei singoli non è sufficiente. Bisogna unirsi per chiedere giustizia. L’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia è un momento stupendo per ritrovarsi. Democrazia, in greco, vuol […]

Il rapporto finale della discussione informata sul federalismo

è possibile scaricare il documento con i risultati della discussione informata di Biennale Democrazia svoltasi da dicembre 2010 ad aprile 2011, a Torino e nelle città partner del progetto, Firenze e Lamezia Terme.   Scarica il documento

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